- Queremos cantar el amor al peligro, al hábito de la energía y a la temeridad.
- El coraje, la audacia y la rebeldía serán elementos esenciales de nuestra poesía.
- La pintura y el arte ha magnificado hasta hoy la inmovilidad del pensamiento, el éxtasis y el sueño, nosotros queremos exaltar el movimiento agresivo, el insomnio febril, la carrera, el salto mortal, la bofetada y el puñetazo.
- Afirmamos que el esplendor del mundo se ha enriquecido con una belleza nueva: la belleza de la velocidad. Un coche de carreras con su capó adornado con grandes tubos parecidos a serpientes de aliento explosivo... un automóvil rugiente que parece que corre sobre la metralla es más bello que la Victoria de Samotracia.
- Queremos alabar al hombre que tiene el volante, cuya lanza ideal atraviesa la Tierra, lanzada ella misma por el circuito de su órbita.
- Hace falta que el poeta se prodigue con ardor, fausto y esplendor para aumentar el entusiástico fervor de los elementos primordiales.
- No hay belleza sino en la lucha. Ninguna obra de arte sin carácter agresivo puede ser considerada una obra maestra. La pintura ha de ser concebida como un asalto violento contra las fuerzas desconocidas, para reducirlas a postrarse delante del hombre.
- ¡Estamos sobre el promontorio más elevado de los siglos! ¿Por qué deberíamos protegernos si pretendemos derribar las misteriosas puertas del Imposible? El Tiempo y el Espacio morirán mañana. Vivimos ya en lo absoluto porque ya hemos creado la eterna velocidad omnipresente.
- Queremos glorificar la guerra - única higiene del mundo-, el militarismo, el patriotismo, el gesto destructor de los anarquistas, las ideas por las cuales se muere y el desprecio por la mujer.
- Queremos destruir los museos, las bibliotecas, las academias variadas y combatir el moralismo, el feminismo y todas las demás cobardías oportunistas y utilitarias.
- Cantaremos a las grandes multitudes que el trabajo agita, por el placer o por la revuelta: cantaremos a las mareas multicolores y polifónicas de las revoluciones en las capitales modernas; cantaremos al febril fervor nocturno de los arsenales y de los astilleros incendiados por violentas lunas eléctricas; a las estaciones ávidas devoradoras de serpientes que humean, en las fábricas colgadas en las nubes por los hilos de sus humaredas; en los puentes parecidos a gimnastas gigantes que salvan los ríos brillando al sol como cuchillos centelleantes; en los barcos de vapor
Ya durante demasiado tiempo Italia ha sido un mercado de antiguallas. Nosotros queremos liberarla de los innumerables museos que la cubren toda de cementerios innumerables.
Filippo (caretula) Tommaso Marinetti, "Le Figaro", 20 de febrero de 1909
El Manifiesto Futurista fue el texto que configuró las bases del movimiento futurista escrito por el poeta Italiano Filippo Tommaso Marinetti acabando 1908 y publicado en Le Figaro en Francia, 1909.
La publicación de este manifiesto supone la inauguración del movimiento futurista y sentaría precedente para otras vanguardias como el Manifiesto surrealista.
El manifiesto es una nítida captura de la evolución cultural italiana al comienzo del siglo XX y muestra cómo parte de la vanguardia intelectual con el paso de los años habría contribuido al nacimiento del fascismo, aunque el futurismo y fascismo están separados en el tiempo, aquel apuntaba ideas como la violencia extrema que este manifiesto contiene, pudo ayudar a explicar por qué el fascismo sería la oportunidad de usar con éxito su estilo y aspecto típicamente nacionalista. Esto hace referencia al futuro.
Di seguito viene dato il sommario del libro nell'edizione originale (francese)
- 1. En volant sur le cœur de l'Italie
Il poeta, colto da un improvviso orrore per la sua camera "a sei pareti, come una bara", decide di fuggire a bordo del suomonoplano. Dopo aver sorvolato l'Adriatico, "lago italiano", viene quasi sopraffatto dal "fetore tombale" che proviene da Roma. Si dirige quindi sulla Sicilia.
- 2. Le conseils du Volcan
- 3. Chez mon père le Volcan
Giunto in volo sulla cima dell'Etna, l'autore entra col suo monoplano nel cratere, per conferire col Vulcano stesso, vero simbolo (o prosopopea) del Genio creatore. (LE VOLCAN: "Je n'ai jamais dormi. Je travaille sans fin / Pour enrechir l'espace de chef-d'œuvre éphèmères"). Il Vulcano riconosce nel protagonista il suo figlio prediletto, battezzando lui e il suo monoplano nel fuoco. Il poeta comprende la sua missione: "mordre jusqu'au sang dans l'echine montagneuse de ma peninsule / pour qu'elle se mette sur pattes brusquement / et s'élance à l'assaut de l'Autriche" ("mordere a sangue la mia penisola nella sua schiena montuosa, affinché si rizzi bruscamente in piedi e si slanci all'attacco dell'Austria").
- 4. Les batteries de soleils
Risalendo verso Roma, l'autore osserva orripilato un gruppo di "donne del popolo" che cerca di sabotare la ferrovie per impedire la partenza di figli e mariti per il fronte. Ma i loro sforzi sono vanificati dall'accecante "artiglieria del sole", nonché dallo stesso protagonista, che planando decapita più di un migliaio di donne con le ali del suo monoplano.
- 5. La pêche du Grand Phoque verni
Giunto sopra il Vaticano, il protagonista aziona un congegno simile a "una mostruosa pinza di granchio" col quale rapisce ilPapa, creando panico tra vescovi e cardinali. Da questo momento in poi il pontefice, sgomento e tramortito, penzolerà dal monoplano, accompagnando il protagonista in tutto il suo viaggio.
- 6. Les Moucherons politiciens
Dopo aver rapito il Papa, il protagonista si dirige verso Montecitorio, dove ferve il dibattito su un conflitto che sembra esser già stato dichiarato. Gruppi di studenti favorevoli alla guerra cercano di occupare il Parlamento. L'autore ironizza sulla classe politica, restia ad assumersi le responsabilità del conflitto, e in particolare sui socialisti, che non riconoscono il valore rivoluzionario della guerra imminente: "Avouez-vous, deputés socialistes, / que vous sentez tresaillir sous vos pieds la terre obscurément! / Le beau frisson aventureux a passé dans vos cœurs!" ("Confessate, deputati socialisti, che sentite tremare oscuramente la terra sotto i vostri piedi! Il fremito dell'avventura ha lasciato i vostri cuori!"). L'apparizione del protagonista, che mostra a studenti e politici il Papa prigioniero, risolve la contesa in favore dei primi.
- 7. Les syndicats pacifistes
Esaurita la missione a Roma, è tempo di convertire anche Milano al verbo della "Guerra sola igiene del mondo". Nella città del nord, dove le officine si sforzano di "impestare il chiar di Luna con i loro miasmi", una folla di operai è raccolta intorno a un gruppo di oratori sindacalisti e anarchici, che esortano i lavoratori a "disobbedire agli assassini". Ma anche questa volta il protagonista riesce a controbattere e a portare il popolo dalla sua: "Sachiez donc que la guerre / est une façon de faire la grève! / [...] La guerre, c'est la riune du patron / qui ne s'enrichit guère dans la guerre". ("Sappiate che la guerra è un modo di far sciopero! La guerra è la rovina del padrone, che non vi si arricchisce affatto").
- 8. Côte à côte avec la Lune
Prima di recarsi al fronte, il protagonista ha ancora il tempo di passare a salutare la sua donna (sempre in monoplano, naturalmente; e sempre con il Papa penzolante). È l'occasione per Marinetti di mettere in scena uno dei suoi cavalli di battaglia: il dissidio tra un animo delicato e femminile, acceso da una "inestinguibile sete di tenerezza", e una volontà di potenza maschile e crudele. Come accade a diversi personaggi dannunziani, il protagonista rischia di soccombere a una figura femminile che gli impedisce di dedicare le proprie forze a imprese più gloriose. "O Luxure, cupole rose d'une immonde latrine! / Je serai donc toujours le bidet orgueilleux / de l'Aventure, cette fausse cortisane? [...] Loin de la vulve, morne collège obligatoire!" (O Lussuria, cupola rosa di un'immonda latrina! Sarò dunque per sempre il bidet orgoglioso dell'Avventura, questa falsa cortigiana? [...] Via dalla vulva, triste collegio obbligatorio!").
- 9. L'Execrable sommeil
- 10. Les Licous du Temps et de l'Espace
Giunto infine sul fronte, il protagonista si adopera per evitare che i volontari "garibaldini" cedano alle lusinghe del "sonno esecrabile". Nell'attesa impaziente della battaglia, inizia una curiosa riflessione sulla possibilità dell'artista di trascendere i limiti dello Spazio e del Tempo (non è da escludere che Marinetti fosse a conoscenza, seppur molto approssimativamente, dei principi della Teoria della relatività ristretta).
- 11. La bataille de Monfalcone ou le tombeau des Papes
La guerra ha finalmente inizio, con uno sbarco di garibaldini nei pressi di Monfalcone: l'autore copre lo sbarco bombardando dal cielo i sottomarini nemici. Del resto, per mandare in rotta gli austriaci è sufficiente esibire loro il pontefice appeso all'aeroplano: essendo "cattolici romani", gli austriaci non possono rischiare di colpirlo e devono ritirarsi. La battaglia è già vinta: non resta che disfarsi del carico ormai inutile.
"Ufficiali austriaci, vomitanti grondaie, voi meritate / che finalmente io lasci cadere / su voi il Santo Padre, / fetido sterco nero e greve, / caldo uscito dal mio sfintere di grande uccello d’Italia!..."
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